Leishmaniosi del cane

leishmaniosi è una malattia causata da un parassita endocellulare: la Leishmania.

Questa parassita è veicolato dai flebotomi, insetti conosciuti anche come Pappataci, di aspetto simile ad una zanzara molto piccola di 2-3 mm. I soggetti maggiormente colpiti sono quelli che vivono in campagna e pernottano all’aperto (maggiore possibilità di contatto con il flebotomo). Condizioni di stress favoriscono l’infezione, (cani con spazi molto limitati per muoversi alla solitudine, vita in canile, sovraffollamento …) tuttavia, anche cani in buone condizioni psico-fisiche sono colpiti, soprattutto le razze pure originarie da latitudini nordiche dove questa malattia non è presente e le razze a pelo corto anche se in generale tutte le razze possono essere soggette alla parassitosi.

La situazione è preoccupante poiché la Leishmaniosi è una malattia in continua crescita e le cure allo stato attuale non sono totalmente efficaci e la produzione di un vaccino nonostante le continue ricerche sembra ancora lontana.

Inoltre, altro ospite ricettivo di questa malattia è l’uomo nel quale si può sviluppare una grave patologia viscerale e forme muco-cutanee più o meno rilevanti, fortunatamente abbastanza rare e quasi totalmente curabili rispetto al cane.

In Italia la malattia è presente in forma endemica

La leishmaniosi del cane e’ una malattia sostenuta da protozoi del genere leishmania diffusa in America centrale, medio oriente, Asia ,Europa meridionale (ITALIA) che colpisce sia l’uomo che gli animali, in particolare il cane e in misura più ridotta il gatto.

La leishmaniosi del cane presente in Europa è sostenuta da Leishmania infantum ma esistono molte altre altre specie di leishmania diffuse nei vari continenti, l’Italia fino alla fine degli anni 80’ era considerata territorio indenne dalla malattia mentre oggi siamo tra i paesi più colpiti e il numero di casi registrati aumenta ogni anno.

TRASMISSIONE DELLA LEISHMANIOSI DEL CANE

La trasmissione della leishmaniosi avviene per mezzo di insetti vettori ematofagi del genere Phlebotomus; in Europa la specie coinvolta è il Phlebotomus papatasi conosciuto comunemente come pappatacio. Si tratta di un piccolo insetto simile alla zanzara che si riproduce in aree umide ed è attivo da dalla tarda primavera all’autunno soprattutto all’alba e al tramonto. I cani infetti costituiscono il principale serbatoio dell’infezione, i flebotomi succhiano sangue infetto contenente leishmanie, queste a loro volta devono compiere una fase del loro ciclo vitale nel flebotomo per diventare infettanti, i flebotomi a questo punto con i successivi pasti di sangue sono in grado di trasmettere l’infezione a cani sani e all’uomo. I cani dopo l’infezione possono restare asintomatici per periodi molto lunghi mesi o anni e non sono in grado di infettare direttamente ne altri cani ne l’uomo pertanto la convivenza con cani infetti rappresenta un rischio epidemiologico del tutto trascurabile per l’uomo, dato che in aree dove la malattia è endemica saranno comunque presenti milioni di flebotomi infetti.

SINTOMI DELLA LEISHMANIOSI

I sintomi che la malattia è in grado di causare sono numerosi e solo uno o pochi sintomi possono essere evidenti sullo stesso cane rendendo a volte la diagnosi molto complessa. Le lesioni che la malattia provoca sono la risultante dell’azione diretta dei parassiti della reazione del sistema immunitario e della risultante combinata di questi due fattori. Gli organi più colpiti sono la cute gli occhi e i reni ma sono riscontrabili lesioni a carico del midollo osseo dell’apparato muscolo scheletrico degli organi linfoidi ecc. Tali lesioni tendono tipicamente ad assumere una forma cronica. La malattia assume nel gatto una forma clinica leggermente differente da quella del cane e verrà trattata in una apposita sezione. Nel cane i principali sintomi suddivisi per apparato includono:

CUTE e ANNESSI
○ Dermatite esfoliativa
○ Dermatite ulcerativa
○ Vasculite con necrosi e perdita di tessuto cutaneo
○ Onicogrifosi

OCCHIO
○ Congiuntiviti
○ Blefariti
○ Uveiti
○ Iridocicliti
○ Cheratocongiuntivite secca

RENE
○ Poliuria
○ Polidipsia
○ Disidratazione
○ Perdita di peso
○ Anoressia
○ Vomito
○ Ulcere uremiche
○ Coma

MIDOLLO OSSEO
○ Anemia
○ Linfopenia
○ Trombocitopenia

APPARATO LOCOMOTORE
○ Lesioni ossee
○ Poliartriti
○ Zoppia
○ Dolori muscolari

SINTOMI ASPECIFICI
○ Febbre ricorrente
○ Astenia
○ Epistassi
○ Rinite cronica

DIAGNOSI

La diagnosi della leishmaniosi si basa sull’anamnesi e sui sintomi riscontrati alla visita clinica del cane e viene confermata dagli esami di laboratorio effettuati su sangue, urina, materiale prelevato da milza midollo osseo, linfonodi e lesioni cutanee. Esistono metodiche dirette che mirano a dimostrare la presenza di leishmania subsp.nei tessuti come la PCR o l’esame microscopico (sangue,puntato linfonodale, biopsia di milza, midollo osseo o cute) e metodiche indirette che mirano a dimostrare la presenza di anticorpi prodotti dal sistema immunitario dell’ospite in risposta allo stimolo antigenico offerto dalla leishmania come l’Immunofluorescenza o l’ELISA (sangue o siero).

Esami ematochimici e emocromo citometrici sono effettuati su sangue intero e siero, unitamente all’elettroforesi delle proteine sieriche per una valutazione dei profili d’organo e della reattività del sistema immunitario dell’ospite.

L’esame delle urine e l’elettroforesi delle proteine urinarie forniscono ulteriori informazioni sulla funzionalità renale.

E’ utile, se la situazione lo richiede, oltre che effettuare la diagnosi di leishmaniosi, effettuare test di screening per alcune malattie infettive comunemente associate all’infezione da leishmania : Erlichiosi, Piroplasmosi, Hepatozoonosi. Si tratta di infezioni che con frequenza si sovrappongono alla leishmania complicandone il quadro clinico.

TERAPIA

Le decisioni sulla necessità o meno di iniziare la terapia farmacologica su un cane affetto da leishmaniosi sono dettate dallo stadio clinico dell’animale mentre la forma clinica della leishmaniosi del cane influenza la scelta del protocollo terapeutico.

Stadio clinico
I pazienti positivi a test diretti o indiretti sono suddivisi in quattro stadi clinici:
A) CANI ESPOSTI O CON INFEZIONE SUB PATENTE: in questi pazienti non è indicata la terapia ma un controllo periodico ogni 2/3 mesi e nel caso di comparsa di sintomi sospetti è opportuno eseguire u n esame diretto mediante microscopia o PCR.

B) CANI CON INFEZIONE PATENTE: si tratta di cani risultati positivi a test diretti che presentano un titolo anticorpale basso, sono clinicamente sani o presentano sintomi riferibili ad altre malattie. Questi pazienti devono essere sottoposti a terapia in presenza di un aumento del titolo anticorpale.

C) CANI MALATI: si tratta di cani con infezione patente e elevato titolo anticorpale che presentano uno o più sintomi clinici di leishmaniosi o alterazioni specifiche degli esami di laboratori riferibili alla malattia. Questi pazienti necessitano di una terapia specifica contro la leishmaniosi e di eventuali terapie collaterali.

D) CANI GRAVEMENTE MALATI: Si tratta di cani con infezione patente che presentano sintomi di leishmaniosi severa (glomerulonefriti proteinuriche, insufficienza renale cronica, gravi malattie oculari o articolari che richiedono terapie immunosoppressive) con eventuale presenza di gravi malattie concomitanti infettive neoplastiche parassitarie endocrine o metaboliche.

SCELTA DEL PROTOCOLLO TERAPEUTICO

Il protocollo terapeutico più accreditato prevede la combinazione di Allopurinolo alla dose di 10 mg/kg BID per sei mesi e Antimoniato di N- meglumina alla dose di 50 mg/kg per via sottocutanea BID per almeno quattro settimane.

Protocolli terapeutici alternativi prevedono l’uso di miltefosina 2 mg/kg SID per 28 giorni associata ad Allopurinolo 10 mg/kg BID per almeno sei mesi. Questo protocollo terapeutico pur non essendo considerato il Gold standard presenta indubbi vantaggi legati alla scarsa tossicità, alla elevata tollerabilità anche in pazienti nefropatici e alla somministrazione orale che rende la terapia semplice da gestire per il proprietario.

Sono stati impiegati anche con risultati variabili, Allopurinolo in monoterapia, Amminosidina, Pentamidina, Spiramicina/Metronidazolo, Enrofloxacina, Marbofloxacina, Domperidone, Amfotericina B

L’associazione di Antimoniato di N-meglumina e Allopurinolo sono considerati la terapia di prima scelta negli stadi B, C, D. I pazienti nello stadio E in cui il trattamento di recidiva della malattia non ha successo possono essere trattati con protocollo alternativo>/strong> a base di Allopurinolo e Miltefosina.

L’Allopurinolo in monoterapia è considerata una terapia accettabile in pazienti che non tollerano l’Antimoniato di N- meglumina.

Per i cani dello stadio B e C che sulla base della visita clinica e degli esami collaterali non necessitano di terapie di supporto il monitoraggio prevede di solito una visita clinica e esami ematochimici e biochimici alla fine del trattamento.

Controlli ogni 6 mesi con titolazione anticorpale e determinazione della carica parassitaria con PCR real time midollare e linfonodale.

In caso di recidiva precoce o mancata risposta al trattamento i cani vanno inquadrati nello stadio E e trattati di conseguenza.

I cani del gruppo D, in particolare quelli con insufficienza renale cronica devono essere monitorati in maniera molto più stretta con controlli ogni 7-10 giorni durante la prima fase del trattamento e a cadenza mensile in seguito con particolare riguardo per il monitoraggio delle funzioni degli organi compromessi.